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Pubblicato: 03.03.2013.

Il Centro storico di Buie si trova in cima ad una collina, tanto da dominare il territorio circostante e controllare le vie di transito.

Il centro storico di Buie

Il Centro storico di Buie si trova in cima ad una collina, tanto da dominare il territorio circostante e controllare le vie di transito verso il continente a settentrione e verso il mare a occidente. Adagiata su di una collina a 222 sul mare, la cittadina di Buie si lascia ammirare per la sua caratteristica corona che si profila ancora intatta nella sua armonia intercalata dai due slanciati campanili e dal rincorrersi dei tetti che scalano dolcemente verso la vallata circostante. E’ stata abitata in continuita’ a iniziare dalla gradina nelperiodo preistorico, piu’ tardi rifugio tardoantico, attraverso il medioevo e l’amministrazione del Patriarcato di Aquileia. Si nomina per la prima volta nel 981 nel documento del patriarca di Aquileia Otone II come Castrum Bugle.
     
Sotto dominazione Veneziana dal 1412. Sul colle di S. Margherita (Colle delle scuole), a est della Via Flavia, e’ stata ritrovata una necropoli medievale del 7. e 8. secolo. La salita che porta al centro storico sfocia sullo spiazzo delle Porte con il suo belvedere, oggi Piazza Liberta’, un punto di ritrovo tradizionale per i buiesi e di riferimento storico, in quanto qui sorgeva la Loggia civica e vi si svolgeva la vita pubblica e il commercio al minuto, sul Sucolo, l’antico mercato adiacente le Porte. Qui si trova la chiesa della Madre della Misericordia del XV sec. Con il suo campanile in stile veneziano del XVII sec. e il Museo etnografico che si erge su un sottopassaggio, ossia la Porta secondaria che faceva parte dell’ultimo recinto difensivo innalzato nel XVII secolo. Sulla Losa, toponimo che ricorda la Loggia, trova posto oggi il mercato delle erbe. Da questa piazza si accede all’interno dell’abitato, che era protetto da una cinta muraria, attraverso due porte principali non piu’ esistenti, la Porta maggiore, all’inizio del Sucolo, della quale rimane qualche elemento e la Porta d S. Leonardo, incorporata nell’omonima torre, che portava nel rione di Villa. La Porta a occidente, ancora esistente, protetta dalla Torre di S. Martino, particolarmente masiccia, conduce alla chiesetta di S. Martino del XVI sec. nell’omonimo cimitero, previsto come Parco delle rimembranze. Delle numerose torri del sistema difensivo e’ ancora parzialmente visibile nello stesso rione una Torre quadrata. Nella piazza sulla sommita’ del colle dove sorgeva un tempio dedicato a Giove, e successivamente una basilica romana si erge il Duomo di S. Servolo riedificato nel XVIII sec. dall’architetto Giovanni Dongetti di Pirano. I lavori si erano protratti dal 1754 al 1769 e il lavoro era stato terminato da Antonio Naiber di Capodistria. Nella facciata sono state murate numerose spolie dell’epoca antica e medievale. A poca distanza si trova il Campanile, alto 50 m, ricostruito nel XVI sec. In stile aquileiese a cuspide ottagonale e arricchito da stemmi, da lapidi e dall’orologio cittadino, si inserisce nella planimetria urbana in perfetta simmetria rispetto ai punti estremi della cinta muraria. Raffigurata nel sigillo comunale del XIII sec., la Torre campanaria ha rappresentato un punto di vedetta per la sicurezza del territorio, tanto che Buie si merito’ l’appellativo di “Sentinella dell’Istria“.
 
A fianco il Palazzotto nobiliare del XV sec. In stile gotico-veneziano fu per un periodo sede del palazzo pretorio. Di fronte il Palazzo civico, ora scuola, in stile neoclassico del 1878, recante sulla facciata il Leone marciano proveniente dalla demolita Porta maggiore, e’ sorto sulle fondamenta del palazzo vescovile e ancora il pilo portabandiera del 1655 e alcuni reperti romani immurati sulla facciata laterale della chiesa fanno di questa piazza un’importante testimonianza storica e culturale della cittadina. Da quest’area centrale si dipartono le calli lastricate in pietra arenaria che costituiscono il reticolato della pianta del centro storico. Nella zona cittadina edificata dopo l’allargamento della citta’ nel 15. secolo al di fuori della cinta muraria, e’ stata costruita nel 1947 la chiesa della Madre della Misericordia, ampliata nel 1583. e 1832, con il campanile. Sulla facciata a nord si trova il prtale rinascimentale del 1497 con scritta che nomina il donatore Pavle Račica, attribuita allo scultore Matteo di Pola. Le file di case nelle parti a sudest e sudovest edificati durante il 19. e 20. secolo. Dalla fine del 19. secolo derivano alcuni palazzi classicisti. Nel centro storico si trovano altre due chiesette, quella di S. Giovanni del 15. secolo e di S. Martino nel vecchio cimitero fuori le mura del 1593 con portale rinascimentale. Dalla fine del XVIII secolo l’abitato si espande al di fuori delle mura e avranno origine i nuovi rioni di S. Giacomo, Lama, Lama, S. Margherita (Colle delle scuole) e Stazione, diventati oggi punti di riferimento commerciale e amministrativo, culturale, scolastico e sportivo.         


Chiesa parrocchiale di S. Servolo

La chiesa parrocchiale di S. Servolo sorge sull’area dell’antica chiesa romanico-gotica del XIII sec. descritta dal vescovo Tommasini. Nel corso del XVIII secolo,inseguito alla permanenza nella cittadina dei vescovi cittanovesi, esso diventa un importante centro ecclesiastico. I lavori iniziano nel 1754 secondo il progetto di Zuanne Dongetti, maestro muratore milanese e costruttore del Duomo di Pirano e terminano nel 1784. secondo il progetto del capomastro Antonio Naiber di Capodistria.
          
Sulla facciata incompiuta sono visibili molti elementi dell’antica chiesa demolita – la patera scolpita su materiale di calcare bianco, parte di colonne e capitelli vengono integrati nella facciata incompiuta. Il portale, il cui arco raffigura una conchiglia, opera del capomastro buiese F. Urizio, e’ l’unica parte della facciata portata a compimento rispetto al progetto iniziale. Il tempio, costruito in stile barocco-classicheggiante, presenta all’interno uno spazio vasto e luminoso, con vola a botte aperta da grandi finestroni.Il presbiterio e’ diviso dal resto dello spazio dall’arco trionfale sostenuto da grandi colonne formate da un unico blocco di pietra e da una balaustra n marmo. Sull’altare maggiore sono sistemati due capolavori dello scultore veneziano Giovanni Marchiori datate 1737 e raffiguranti le statue di S. Servolo e S. Sebastiano. Queste statue acquistano una particolare rilevanza nell’ambito del percorso artistico di questo scultore che viene considerato artista di spicco all’interno del panorama della scultura veneta prima della comparsa di Antonio Canova.

Sulla parete laterale del presbiterio e’ sistemato il quadro «La more del vescovo Negri» con un’interessante panorama di Buie del XVIII sec. Sulla parete di fondo che affianca l’altare maggiore sono collocate due opere pittoriche di notevole valore artistico del pittore veneziano Giuseppe Camerata che rappresentano «Il miracolo» e «Il martirio di S. Servolo» patrono di Buie. Le pareti dell’interno sono adornate da cinque grandi tele raffiugranti le parabole evangeliche. Sono opere settecentesche di derivazione veneta firmate F.T.P.V. (forse Francesco Trani) e datate 1784. Nel 1794 vengono realizzati e riccamente decorati il pulpito e la cattedra vescovile. Al centro della navata spicca il grande lampadario, opera di pregevole fattura proveniente da Pirano, che un tempo era sistemato nel Teatro Tartini e che venne donato alla chiesa da un benefattore buiese nel 1934. Tra le altre opere di valore che adornano questo santuario bisogna ancora ricordare l’organo ad una tastiera, opera del maestro veneziano Gaetano. Callido del 1791. La struttura originale conferisce un particolare timbro fonico che, assieme alla ricca decorazione barocca lo ha fatto diventare uno tra i piu’ significativi strumenti di questo tipo nel nostro territorio. L’organo di Buie e’ uno dei pochi che ha mantenuto la sua struttura originale che conferisce un particolare splendore al suo timbro fonico.     


Chiesa della Madre della Misericordia

La costruzione della chiesa della Madre della Misericordia e’ stata segnata da un evento miracoloso che ha determinato la sua edificazione al di fuori delle mura cittadine. I testi antichi riportano la storia della fondazione della chiesa voluta dal benestante buiese Paolo Razizza che, in seguito all’apparizione della Madonna in sonno, si reco’ a Venezia nel 1497 per acquistarne una statua. Ritornato di notte sul colle di Buie e trovando chiuse le porte del luogo, decise di riposarsi. All’indomani, volendo sollevare la statua, si rese conto che questa era immobile e per quanto molti lo aiutassero a spostarla essa rimaneva saldamente fissata al suolo.
          
Questo fatto lo persuase che fosse volonta’ della Madonna di costruire il suo santuario proprio in quel punto, al di fuori delle mura cittadine. Oggi si trova nella Piazza Liberta’, punto di ritrovo tradizionale dei buiesi. La prima cappella costruita nel 1498 e’ stata attribuita di recente al noto scalpellino Matteo da Pola. La notizia del prodigioso avvenimento si diffuse fra la popolazione e fece diventare il luogo meta di pellegrinaggio e adorazione da parte dei fedeli di tutto il circondario tanto che il Consiglio della comunita’ decise di edificare sul posto una chiesa. I lavori terminarono nel 1587, come testimonia l’iscrizione esterna sull’architrave della porta laterale sinistra del Santuario.

Davanti alla chiesa si trova il pittoresco «frescal» del 1590 dotato di balaustra e banchine, come pure il campanile alto 22 m con l’orologio ed il tipico sottopassaggio. L’architettura armoniosa e semplice della chiesa nasconde al suo interno opere di inestimabile valore. L’immagine della Mater Misericordiae e’ opera degli intagliatori veneziani Paolo Campsa e Giovanni di Malines. Si tratta dell’unica opera che documenta la prima fase, strettamente vivariniana, di questa bottega artistica che riceveva commissioni non solo dall’Istria ma pure da terre e citta’ molto lontane. L’influsso dell’arte fiamminga e dei paesi tedeschi dovuto a Giovanni di Malines e’ particolarmente visibile nelle decorazione in Pressbrokat del cuscino e della veste della Vergine.Questa tecnica tardogotica veniva raramente usata nelle botteghe veneziane di quel periodo il che conferisce particolare rilievo al suo ritrovamento proprio a Buie. La statua venne affiancata dalle statue di S. Giuseppe e di S. Servolo protettore di Buie e chiusa da una grata a portelle dorate di pregevole valore artigianale.Questa scultura viene considerata dagli studiosi una delle piu’ belle statue lignee dell’Istria. Nella parete di fondo del presbiterio sono esposti due quadri del 1687, dall’iconografia molto complessa. Sono opere del pittore padovano Francesco Zanella.L’opera piu’ significativa e’ la pala d’altare rappresentante La Vergine con i Santi Massimo e Pelagio vescovi e Luigi Gonzaga, del pittore veneziano appartenente allo stile rococo’ Gianbattista Pittoni del 1740. Di particolare valore e’ l’unico ciclo conosciuto del pittre veneziano Gaspare della Vecchia (1653-1735) che rappresenta otto scene della vita di Cristo.      
 
Gasparo della Vecchia (1653-1735), figlio dei noti pittori Pietro della Vecchia e Clorinda Regnier. Pittore, musicista, teorico della musica, nel 1714 fu proclamato „matematico della Serenissima“. Della sua opera ci sono pervenute le otto tele di Buie quale unico ciclo pittorico finora noto. Rappresentano le scene della vita di Cristo. Risale al seicento veneziano pure il parapetto dell’organo intagliato a cassettoni dorati con inserite tre tele oblunghe raffiguranti le scene della vita della Vergine, L’incontro di S. Gioacchino e Sant’Anna, La nascita della Vergine, L’Assunzine e L’Adorazione dei magi. Nel 1832, dopo la visita alla chiesa da parte dell’imperatore Franesco Giusepppe I che assegno’ un’ingente somma per il suo restauro, essa viene ristrutturata e prolungata dalla parte del presbiterio. Nel 1935 la Sovrintendenza di Trieste intervenne nella ristrutturazione architettonica e conservativa del Santuario secondo il modello originale. Sulla facciata vennero tolte le quattro lesene e i due finestroni e ricostruito il rosone centrale. Nell’interno venne sostituito il soffitto con una coperutra a cassettoni decorata dal pittore Bergagna. Risale al 1976 l’altare di Mirko Baturic al centro del presbiterio raffigurante i sacramenti del rosario e gli evangelisti.  

Il castello di Momiano  

Il castello di Momiano e’ stato costruito da Wosalcus de Mimiliano, della casa dei Duinati, in posizione strategica, su di uno sperone roccioso che domina la valle dell’Argilla.

Il castello e’ stato in possesso per un certo periodo dai conti Raunicher. Nel 1548 viene venduto alla nobile e antica famiglia bergamasca dei Rota che vi abita fino al 1835.

Munito di ponte levatoio sono ancora visibili parte della muratura, la torre e i resti del portale ad arco e due mezze colonne in pietra.    
 
Testimonianza di questa maestosa costruzione vengono date dai suoi visitarori, tra cui l’illustre vescovo Tommasini che nel XVII sec. descrive il bellissimo palazzo interno e lo stemma del casato dei conti Rota che porta scolpita l’iscrizione: Simeon comes rota eques decori, et comodo (Cavaliere Simeone rota, seguace del decoro e della comodita’).
Nel Castello di allora si trovavano alcuni pezzi di artiglieria ed una botte di legno capace di contenere 100 e piu’ barili di vino e pure una piccola cappella di famiglia dedicata s S. Stefano protomartire.

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